In questa sezione rispondiamo ad alcune delle tante domande che riceviamo tutti i giorni dai nostri clienti. Abbiamo cercato di essere chiari e concisi per fornirvi le principali informazioni non citando qui riferimenti normativi o la giurisprudenza in materia.
Data la complessità degli argomenti e la molteplicità delle casistiche, non esitate a contattarci senza impegno per qualsiasi chiarimento: saremo lieti di fornirvi la nostra consulenza.
Il datore di lavoro deve garantire ambienti sicuri, valutare i rischi, formare i lavoratori e nominare figure come il RSPP e il medico competente, se necessario. Deve predisporre il DVR, fornire DPI, verificare la sicurezza delle attrezzature e vigilare sul rispetto delle regole. Tutto parte da un’organizzazione chiara e da una gestione attiva della prevenzione.
Oltre ai rischi per la salute dei lavoratori, ci possono essere sanzioni economiche, penali e la sospensione dell’attività. In caso di infortuni, le responsabilità aumentano. La mancata gestione della sicurezza può anche danneggiare la reputazione dell’azienda e compromettere i rapporti con clienti e fornitori.
Può delegare alcuni compiti a persone competenti, ma deve farlo in modo formale e chiaro. La delega deve essere scritta e accettata dal delegato. Tuttavia, alcuni obblighi – come la valutazione dei rischi e la nomina del RSPP – restano comunque sotto la sua responsabilità.
Anche in un’azienda familiare ci sono obblighi di sicurezza. Se ci sono lavoratori, anche familiari, è necessario valutare i rischi, formare le persone e predisporre le misure di prevenzione. Il datore di lavoro, anche se è un familiare, è comunque responsabile della sicurezza.
Sì, la sicurezza sul lavoro non dipende dal numero di dipendenti. Anche con un solo lavoratore è necessario valutare i rischi, fornire la formazione e predisporre il DVR. È importante garantire condizioni sicure in ogni caso, anche se l’attività sembra “piccola”.
Il socio lavorante è equiparato a un lavoratore a tutti gli effetti; quindi, dovrete adottare tutte le misure e i documenti a tutela della sicurezza, allo stesso modo di una normale società con dipendenti. Il consiglio è di individuare chi sarà il datore di lavoro – non solo a livello ufficiale, ma anche in concreto – di conseguenza l’altro sarà il lavoratore.
In breve, dovrete dotarvi di:
• Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) firmato dal socio individuato come datore di lavoro
• formazione di almeno un addetto incendio e di un addetto al primo soccorso
• formazione lavoratori generale e specifica basso / medio / alto rischio del socio lavoratore.
In ultimo ti anticipo che non appena entrerà in vigore la nuova normativa in materia di formazione sicurezza, anche il datore di lavoro, per il fatto di essere tale, dovrà fare uno specifico corso.
Ecco alcuni esempi che aiutano a capire meglio la questione preposti:
Per maggiori info in merito, considerata la complessità e delicatezza della questione, vi invitiamo a consultare l’articolo Chi sono i Preposti – come individuarli.
Dipende dalla tua organizzazione aziendale.
La legge non obbliga a individuare uno o più preposti, ma, se presenti, devono essere ufficialmente nominati, ad esempio facendo firmare una nomina.
Possibili preposti sono capo turno, capo ufficio, capo cantiere, responsabile di reparto, cioè qualsiasi lavoratore che sovrintende ad altri lavoratori, chi in concreto dà gli ordini, chi fa da riferimento agli altri lavoratori per lo svolgimento quotidiano delle attività. È importante individuare come preposti quei lavoratori che di fatto lo sono.
Attenzione: per la legge è preposto sia chi è ufficialmente nominato / delegato, sia chi svolge tale ruolo “di fatto”.
Per maggiori info in merito, considerata la complessità e delicatezza della questione, vi invitiamo a consultare l’articolo Chi sono i Preposti – come individuarli.
La legge indica che i contratti e gli accordi collettivi di lavoro possono stabilire un contributo da versare al preposto per lo svolgimento delle attività di vigilanza.
In quanto persona in possesso di alte competenze professionali per poter svolgere adeguatamente il proprio lavoro, presumibilmente un preposto gode già di un livello contrattuale e di stipendio superiore ai colleghi ai quali sovrintende. L’eventuale emolumento aggiuntivo è, quindi, una possibilità e non un obbligo, come chiaramente indicato nella normativa in vigore.
Per maggiori info in merito, considerata la complessità e delicatezza della questione, vi invitiamo a consultare l’articolo Chi sono i Preposti – come individuarli.
Un’impresa non è obbligata di fatto ad avere il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) poiché, a differenza di altre figure della sicurezza, tale ruolo di non deriva da una nomina obbligatoria da parte del datore di lavoro, ma da un’elezione facoltativa dei lavoratori e inoltre non sono previste sanzioni in caso di assenza di nomina del RLS.
Esiste tuttavia l’obbligo di informare i lavoratori circa questo importante diritto e permettere loro di organizzare l’elezione scegliendo per il ruolo uno di loro o una figura territoriale attraverso associazioni di categoria o rinunciando a tale diritto. Consigliamo caldamente di dare evidenza scritta, datata e firmata di quanto sopra.
Soprattutto in aziende di dimensioni medio-grandi, è bene comunque che il ruolo sia presente in quanto risulterebbe poco credibile che nessuno dei lavoratori voglia fare il RLS e non voglia essere rappresentato neanche dal Rappresentante territoriale.
In questi casi non si è obbligati a dare nessun tipo di risposta e soprattutto documentazione, a prescindere che tu sia un loro associato o meno: le associazioni di categoria non sono pubblici ufficiali o altro ente autorizzato a fare controlli. Non sei neppure obbligato ad associarti a loro, né a far eleggere il loro RLS territoriale – incluso o meno nella quota associativa.
Se invece il contatto è da parte del loro RLST (RLS territoriale) eletto dai tuoi lavoratori il quale richiede, ad esempio, copia del DVR, vige l’obbligo di fornirne una copia, come previsto dalla normativa.
In tutti gli altri casi invece nessuna associazione di categoria ha alcun titolo per pretendere documenti riservati aziendali; informati invece richiedendo loro il riferimento normativo per il quale saresti obbligato a fornire quello che chiedono.
Il ruolo di RLS non basa su di una nomina fatta dal datore di lavoro (si rimanda alla FAQ su questo argomento), ma su una elezione o designazione che i lavoratori hanno facoltà di fare.
Se all’interno dell’azienda sono presenti rappresentanze sindacali, allora è preferibile che il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza venga scelto tra uno o più di lavoratori che già svolgono il ruolo di Rappresentanza Sindacale Unitaria (RSU): in tal caso si parla di “designazione”.
Se invece non sono presenti RSU nella tua azienda, o quelli presenti dovessero rinunciare a svolgere il ruolo di RLS, i lavoratori possono scegliere come loro RLS un qualsiasi altro collega che abbia dato disponibilità a ricoprire tale ruolo: in tal caso si parla di “elezione”.
Per quanti ti riguarda come datore di lavoro, a te di fatto non cambia nulla.
La normativa suggerisce solamente questo dato:
Si segnala che non ci sono sanzioni qualora non venga rispettato il numero minimo di RLS indicato sopra.
Inoltre si consiglia di consultare il proprio CCNL in quanto a volte nei contratti collettivi sono indicate alcune specifiche da rispettare per quanto concerne la figura del RLS.
No, se sei da solo, a prescindere dalla forma societaria, non devi fare il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR). Non hai nessun obbligo in materia di sicurezza se non quello di proteggerti con i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e utilizzare attrezzature a norma di legge.
Il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) non ha una scadenza definita dalla legge, ma deve essere mantenuto aggiornato con l’evolversi dell’azienda o della normativa vigente in materia. Può succedere che in un anno debba essere aggiornato più volte, ad esempio per acquisto di nuovi macchinari o inserimento di una nuova mansione; così come che non venga aggiornato per qualche anno se tutto dovesse rimanere invariato.
Ci sono però alcune valutazioni di rischi specifici che necessitano per legge di un aggiornamento periodico, come ad esempio la valutazione del rumore che deve essere rinnovata almeno ogni 4 anni.
La valutazione del rumore e delle vibrazioni meccaniche al sistema mano-braccio e corpo-interno devono essere fatte almeno ogni 4 anni o anche prima in caso di modifiche sostanziali al ciclo produttivo. Stesse modalità anche per la valutazione dei Campi Elettromagnetici (CEM) e delle Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA).
È un documento obbligatorio che contiene l’analisi dei rischi presenti nell’ambiente di lavoro e le misure adottate per eliminarli o ridurli. Serve per organizzare in modo efficace la prevenzione. È uno strumento pratico per sapere cosa fare e come agire per lavorare in sicurezza.
Il DVR deve essere predisposto dal datore di lavoro, ma in collaborazione con il RSPP, il medico competente (se previsto) e con il contributo dei lavoratori. È importante che sia realizzato da chi conosce bene l’azienda e i suoi rischi reali, per essere davvero utile.
Il DVR va aggiornato in caso di cambiamenti significativi, come l’introduzione di nuove attrezzature, modifiche nei processi produttivi o dopo un infortunio. In ogni caso, è buona prassi rivederlo periodicamente per mantenerlo sempre attuale ed efficace.
Dipende dalla dimensione dell’azienda e dal tipo di attività. In alcuni casi è obbligatorio, in altri è comunque consigliato. Avere un piano di emergenza ben strutturato aiuta tutti a sapere cosa fare in caso di incendio, evacuazione o altri eventi critici.
Sì, deve essere firmato dal datore di lavoro, dal RSPP, dal medico competente (se presente) e dal RLS. Le firme confermano che tutti i soggetti coinvolti nella sicurezza sono a conoscenza della valutazione dei rischi e delle misure adottate.
La formazione lavoratori è divisa in due “parti”:
La formazione deve essere fatta prima che il lavoratore inizi l’attività, oppure al massimo entro i primi giorni. Deve essere aggiornata periodicamente e ripetuta in caso di cambio mansione o dopo modifiche significative nell’organizzazione. È fondamentale che sia fatta prima di esporsi a rischi.
I corsi devono essere tenuti da docenti qualificati e con esperienza nella materia. Devono essere in grado di trasmettere i contenuti in modo chiaro, coinvolgente e comprensibile. Non basta conoscere la teoria, è importante anche saperla applicare ai contesti reali di lavoro.
La formazione trasmette conoscenze teoriche e pratiche, mentre l’addestramento è più operativo: serve per imparare ad usare in sicurezza un’attrezzatura o svolgere una mansione specifica. L’addestramento si fa “sul campo”, con prove pratiche, sotto la guida di una persona esperta.
Sì, perché l’esperienza non sostituisce la formazione obbligatoria. Anche chi lavora da anni deve conoscere le regole attuali, aggiornarsi su nuovi rischi e mantenere la consapevolezza. Inoltre, la formazione formalizza le competenze e dimostra che l’azienda è in regola.
In molti casi sì, come ad esempio la formazione generale e l’aggiornamento dei lavoratori. Tuttavia, per alcuni corsi specifici come ad esempio il corso preposti o per tutti i corsi dove è prevista una parte pratica pratico è necessario svolgere una parte in presenza. L’importante è che i contenuti siano chiari, aggiornati e che sia possibile verificare l’effettiva partecipazione dell’allievo.
Si ricorda che la presenza è equiparata alla videoconferenza (Formazione a Distanza Sincrona, ovvero streaming in diretta con il docente). Altra cosa invece la formazione online Asincrona (E-learning) nella quale il corsista si può collegare quando vuole ascoltando contenuti preregistrati.
Attraverso l’attestato di partecipazione, firmato e completo delle informazioni essenziali (dati del partecipante, ore, argomenti, ente formatore). È importante conservare questi attestati in azienda e tenerli sempre aggiornati, pronti per eventuali controlli.
I controlli possono essere fatti dagli organi di vigilanza (es. ATS) durante ispezioni o in caso di infortunio. In quei momenti viene verificata la presenza degli attestati, la loro validità e la coerenza con i ruoli e le mansioni svolte in azienda.
Solo in parte. Tutti devono seguire la parte generale, ma la parte specifica varia a seconda del ruolo, dei rischi e dell’attività. Ad esempio, un impiegato d’ufficio non ha le stesse esigenze formative di un operaio in produzione. È importante personalizzare la formazione.
Il procedimento penale parte se la prima prognosi ha una durata superiore a 40 giorni.
In base alla dinamica dell’infortunio, il procedimento penale può tuttavia partire anche se la prima prognosi è inferiore o uguale a 40 giorni, ma la durata totale dell’infortunio supera i 40 giorni, considerando quindi anche le eventuali successive prognosi. Un esempio pratico: un conto è un infortunio dovuto a una caduta accidentale a causa di una storta, completamente diverso è se l’infortunio è stato causato da un macchinario privo di protezioni.
All’atto pratico, se viene chiamato il 112 e si fa uscire l’ambulanza, è altamente probabile che in breve tempo, spesso nell’immediato, venga effettuato anche un controllo in azienda da parte di ATS / ASL e Carabinieri. Se l’infortunato invece viene portato al pronto soccorso con mezzi propri o aziendali, spesso non ci saranno controlli, quantomeno nell’immediato.
In ogni caso, ci teniamo a ribadire che la salute e la sicurezza dell’infortunato devono sempre avere priorità massima; pertanto, non si deve esitare a chiamare i soccorsi qualora lo si ritenga necessario.
Questa è una domanda molto comune, soprattutto da parte dei lavoratori durante i corsi di formazione.
La tempistica, cioè quando avviene l’infortunio, non conta: basti pensare a un lavoratore che da Brescia si sposti a Milano avendo come tempo di viaggio circa un’ora. Quello che conta è se l’infortunio avviene percorrendo la normale strada per recarsi al lavoro, senza che vengano effettuate deviazioni – fatte salve alcune eccezioni – e se l’uso del mezzo di trasporto proprio era obbligato, senza avere, cioè, a ragionevole disposizione dei mezzi pubblici.
Il RSPP (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione) supporta il datore di lavoro nell’individuare i rischi e proporre soluzioni per prevenirli. Collabora alla redazione del DVR, partecipa alle riunioni sulla sicurezza e fornisce consulenze tecniche. Non ha potere decisionale, ma è una figura centrale nella prevenzione
Sì, in molte realtà con meno di 30 lavoratori, il datore di lavoro può assumere in prima persona il ruolo di RSPP, a patto che frequenti uno specifico corso di formazione. È una scelta utile per le piccole imprese, ma richiede tempo, impegno e responsabilità diretta nella gestione della sicurezza.
Il RLS (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza) viene eletto dai lavoratori e ha il compito di rappresentarli in materia di sicurezza. Partecipa alla valutazione dei rischi, riceve formazione dedicata e può fare proposte migliorative. È un ponte tra dipendenti e datore di lavoro.
Sì, in tutte le aziende con lavoratori è prevista questa figura. Se non viene eletto dai lavoratori, interviene il RLS territoriale (RLST). È importante che i lavoratori siano coinvolti nella scelta e che il ruolo venga valorizzato con formazione e confronto costante.
Il medico competente valuta lo stato di salute dei lavoratori in relazione ai rischi presenti. Effettua le visite mediche, collabora al DVR e fornisce pareri sulla compatibilità tra salute e mansione. È una figura fondamentale per la sorveglianza sanitaria e la prevenzione di malattie professionali.
No, solo se sono presenti rischi che richiedono la sorveglianza sanitaria (es. movimentazione carichi, esposizione a rumore, sostanze chimiche, videoterminali per oltre 20 ore settimanali, ecc.). Se non ci sono questi rischi, non è obbligatorio nominare il medico.
Il medico competente viene nominato dal datore di lavoro. La nomina deve essere formale e scritta. È importante scegliere un professionista esperto in medicina del lavoro e con un approccio collaborativo per aiutare l’azienda a migliorare la prevenzione.
L’RSPP può essere un dipendente dell’azienda (interno) oppure un consulente esterno. L’importante è che abbia i requisiti formativi e conosca bene l’attività dell’azienda. L’RSPP esterno è utile quando non ci sono figure interne con le competenze richieste.
No, il RSPP ha un ruolo tecnico e di supporto. Le decisioni restano in capo al datore di lavoro. Tuttavia, se l’RSPP fornisce indicazioni errate o omette valutazioni fondamentali, può essere coinvolto nelle responsabilità. Serve chiarezza nei ruoli e collaborazione costante.
Sì, è essenziale che ci sia dialogo tra queste due figure. Il RLS rappresenta i lavoratori, il RSPP gestisce gli aspetti tecnici della sicurezza: insieme possono individuare meglio i problemi e trovare soluzioni pratiche. Una buona comunicazione migliora tutto il sistema prevenzione.
I DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) sono strumenti che servono a proteggere il lavoratore da rischi specifici: casco, guanti, scarpe antinfortunistiche, mascherine, occhiali, imbracature, ecc. Non eliminano il pericolo, ma riducono i danni in caso di esposizione o incidente.
È sempre il datore di lavoro a dover fornire gratuitamente i DPI necessari, in base ai rischi presenti. Inoltre, deve istruire i lavoratori su come usarli correttamente, conservarli e controllarli periodicamente. Non è consentito chiedere al lavoratore di procurarseli da solo.
Si parte dalla valutazione dei rischi: in base al pericolo (taglio, rumore, chimico, caduta dall’alto, ecc.) si identifica il DPI più adatto. Deve essere conforme, comodo, della taglia giusta e compatibile con gli altri dispositivi eventualmente in uso.
Sì, tutti i DPI devono essere marcati CE per garantire che rispettino i requisiti di sicurezza. È importante verificare che ci sia il manuale d’uso e la dichiarazione di conformità. In caso di dubbi, meglio rivolgersi al fornitore o a un consulente.
Sì, ogni DPI ha una durata limitata. Va sostituito se danneggiato, scaduto o se non garantisce più la protezione prevista. Anche l’usura dovuta all’uso frequente può ridurre l’efficacia. È fondamentale che i lavoratori segnalino tempestivamente ogni problema.
Il datore di lavoro e i preposti devono vigilare sul corretto utilizzo dei DPI. È importante che il controllo sia costante, non solo formale. Se un lavoratore non li usa, vanno date indicazioni chiare e, se necessario, anche richiamato con misure disciplinari.
Assolutamente sì. Non basta consegnarli: bisogna spiegare come si usano, come si indossano, cosa fare in caso di problemi e perché sono importanti. La formazione va fatta anche con prove pratiche, soprattutto per DPI complessi come le imbracature.
Un’attrezzatura è sicura se è idonea al lavoro da svolgere, mantenuta in buone condizioni, usata correttamente e se i lavoratori sono formati al suo utilizzo. Deve avere i dispositivi di sicurezza integri e, se richiesto, essere sottoposta a verifiche periodiche.
No, solo chi è stato formato e addestrato può usare determinate attrezzature, soprattutto quelle più complesse o pericolose (carrelli elevatori, gru, macchine utensili, ecc.). Usare macchinari senza formazione e addestramento può mettere a rischio sé stessi e gli altri.
Le attrezzature devono essere controllate regolarmente secondo le indicazioni del costruttore e delle buone prassi. Alcune richiedono verifiche obbligatorie da parte di tecnici abilitati. Anche controlli visivi giornalieri da parte dell’operatore sono fondamentali.
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